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RETRORAMA | Le Pin Up: dalle origini ad oggi
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Le Pin Up: dalle origini ad oggi

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08 Mar Le Pin Up: dalle origini ad oggi

La pin up, simbolo di femminilità, divenuto un simbolo negli anni ’40 e ’50 ha in realtà origini ben più lontane, legato in buona parte alla rivoluzione del costume cominciata agli albori del ‘900. Le donne iniziano a prendersi delle libertà, sono più indipendenti, il loro abbigliamento cambia, scegliendo abiti sempre più comodi e che scoprono mano a mano centimetri di pelle. Alla fine dell’800 il mondo del commercio capisce che l’utilizzo dell’immagine femminile per sponsorizzare i propri prodotti è una buona soluzione. L’ideale è l’utilizzo di un calendario, dove la pubblicità venga prolungata per un anno intero; nel 1903 abbiamo così il primo calendario con immagine femminile, intitolato “Cosette”.

Nel 1895 l’illustratore della rivista Life Charles Dana Gibson, porta grandi cambiamenti nella moda femminile inserendo nelle sue copertine le cosiddette Gibson Girls, che rappresentano ragazze formose, dai folti capelli neri raccolti e labbra sensuali. In America diventano così un’icona alla quale le fanciulle dell’epoca si ispirano e la prima immagine di ragazza dei sogni da poter appendere al muro. Dato l’incredibile successo delle Gibson Girls altre riviste e giornali iniziano a pubblicare immagini femminili. Ben presto questa tecnica è adottata anche dal Governo degli Stati Uniti.
Infatti negli anni della Prima Guerra Mondiale il Governo fonda la Divisione di Pubblicità Illustrata, che crea immagini per aumentare il patriottismo e tenere alto il morale. Appaiono quindi dei disegni con ragazze vestite in divise militari il cui slogan è: “Avrei voluto essere un uomo. Mi sarei unita alla Marina”.
Gli anni della guerra vedono gli uomini combattere al fronte, mentre le proprie compagne prendono il loro posto nei luoghi di lavoro, assaporando così una libertà mai vista fino ad allora, che sono decise a conservare anche negli anni post-bellici. I folli anni ’20 portano così una serie di cambiamenti epocali per la donna, che si riflettono in una libertà nella moda e nei costumi . Si inizia a scoprire la pelle, alzando decisamente l’orlo della gonna e i disegnatori quali Rolf Armstrong rispondo a questo trend disegnando scandalose pin up.
Durante la Seconda Guerra mondiale si assiste al culmine della cultura delle pin up. Il Governo ancora una volta incoraggia l’utilizzo di queste immagini, volte a far ricordare ai soldati le loro amate che li aspettano a casa e quindi tutto quello per cui stanno combattendo. I disegni delle pin up si possono trovare dappertutto, negli armadietti dei soldati (da qui il termine pin up, dal verbo to pin = appuntare, appendere) o nelle loro tasche, fino ad essere riprodotti sui sommergibili o sui musi degli aerei (nose art).
Finita la guerra la figura della pin up viene ripresa per la pubblicità e irrompe nelle case americane grazie ai magazine cartacei. Primo fra tutti Playboy di Hugh Hefner, nato nel 1953, dove pin up disegnate e in carne e ossa posano ammiccanti.
Una volta passato l’interesse per l’arte delle pin up, databile dopo gli anni ’60, inizia il fenomeno del collezionismo che arriva fino ai nostri giorni, dove oggi l’immagine di quelle graziose fanciulle è riproposta in molteplici declinazioni.
Il fenomeno delle pin up torna in auge ora legato indissolubilmente al ritorno dello stile vintage, del burlesque e di un tipo di immagine retrò molto in voga ultimamente.
Se vuoi sapere di più sul mondo delle pin up e iniziare un percorso per far uscire la pin up che è in te contattaci!

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